Di
fronte agli attacchi sempre più pesanti contro la legge 194 (interruzione
volontaria di gravidanza) vogliamo ricordare il positivo significato politico,
storico e sociale che questa legge ha rappresentato per l’emancipazione delle
donne e vogliamo inoltre ribadirne l’incompletezza oltre che la sua mancata
applicazione.
Per
riaffermare con efficacia il nostro diritto di autodeterminazione crediamo sia
necessario mettere in discussione l’articolo 9 della 194 che si occupa dell’obiezione
di coscienza, "opzione" che permette al personale medico-sanitario di
anteporre i propri "problemi di coscienza" alla salute della donna,
di cui dovrebbe farsi garante, e di opprimere il soggetto a cui deve assistenza
in nome della “propria coscienza”. Il problema è che oggi c’è un enorme numero
di medici obiettori e in gran parte dei casi la scelta non è dettata dalla
convinzione personale ma dalla convenienza. Questa presenza ingombrante ha fatto
sì che le gravidanze vengano interrotte con un ritardo sempre maggiore mettendo
sempre più a rischio la salute della donna.
A questo proposito i dati riguardanti la Lombardia di Formigoni
sono eloquenti: i ginecologi che scelgono di non fare obiezione di coscienza sono
ovunque in minoranza. In alcuni casi c’è un solo medico non obiettore che dovrebbe
garantire da solo il servizio IVG per l’intero reparto. In altri casi c’è una
totale assenza di medici non obiettori e le direzioni ospedaliere possono scegliere
o di non effettuare l’IVG (secondo la legge lo possono fare a patto che qualche
ospedale sufficientemente vicino lo effettui) oppure di pagare un medico
esterno all’ospedale (il cosiddetto “gettonista”) che periodicamente vada a
praticare le IVG.
La situazione di Bergamo è esemplificativa di quanto sopra
osservato. Nel 2000 il Dr. Frigerio (amico di Formigoni e di comune fede
ciellina) vince il concorso di primario per il reparto di ginecologia degli
Ospedali Riuniti di Bergamo. Oggi i Riuniti sono la struttura ospedaliera che
in Lombardia pratica il minor numero di IGV ed ha in organico un totale di 3
medici non obbiettori. Subito dopo la nomina, ampliando l’organico di 2 unità, Frigerio
aumenta ulteriormente la presenza di medici obbiettori; così facendo diviene
problematico non solo praticare IGV ma anche somministrare la pillola del
giorno dopo: potrebbe infatti capitare che durante il turno notturno ci siano
di guardia 2 medici obiettori che si rifiutano di prescriverla affermando che
non rappresenta un vero pericolo (cosa non vera in quanto più ore passano dal
momento del rapporto, meno l’assunzione della pillola è efficace).
Anche in provincia vi sono situazioni all’estremo: se
abitate nella zona del presidio ospedaliero di Treviglio/Caravaggio i
ginecologi sono tutti obbiettori, mentre l’ospedale Bolognini di Seriate
effettua un numero di IGV pari al 60%, percentuale alta rispetto alla media
della Lombardia che è del 25% di IGV, e ancora più alta se si pensa ai Riuniti,
che effettuano solo il 5% di IGV.
Sfortunatamente il clima di ossequio ai vertici della
Regione Lombardia, dovuto probabilmente al timore di non vedersi riconfermati,
determina in molti casi un abbandono della battaglia ancor prima dell’inizio.
Alcuni medici si dimostrano favorevoli alla RU486 (pillola abortiva), ma
preferiscono evitare di esporsi, non richiedendone l’introduzione. In altri
casi quei medici che hanno scelto di parlarne prima con la Direzione hanno ricevuto
quasi sempre veti più o meno categorici.
Le assurde dichiarazioni degli antiabortisti in queste
ultime settimane rendono ancor più evidente il potere che questi individui
vorrebbero avere sulla sfera della riproduzione e sulla classe medica, visto
che l’articolo 9 prevede la possibilità dell’obiezione di coscienza unicamente
rispetto all’interruzione di gravidanza: in nessun altro ambito medico né in
altra professione vale questa opzione.
Purtroppo
riteniamo che la legge 194 sia parziale in quanto si limita ad equiparare il
concetto di prevenzione alla necessità di dissuadere le donne dall’aborto
rappresentando in questo modo il biglietto d’ingresso ai crociati del movimento
per la vita nei consultori pubblici e nei reparti di ginecologia, come accade
nelle corsie degli Ospedali Riuniti di Bergamo.
Gli
effetti sono sotto gli occhi di tutte: oggi abortire è diventato quasi
impossibile e le donne stanno ritornando a pratiche clandestine per
l’interruzione di gravidanza; l’arroganza degli obiettori è immensa e il
personale che non vuole adeguarsi ai diktat dei primari obiettori ha vita dura;
perfino l’accesso alle scuole di specializzazione in ostetricia e ginecologia è
sempre più vincolato a questo "atto di fede". Chi si adegua ha una
strada privilegiata per far carriera. Per non parlare poi della cospicua fetta
di finanziamenti pubblici destinata agli ospedali cattolici in cui non è
riconosciuta la possibilità dell’ IGV.
E’ necessaria una politica di prevenzione che punti
sull’educazione sessuale e sull’assistenza alle donne, specie a quelle più in
difficoltà per condizione sociale e culturale, attraverso la valorizzazione e
il potenziamento del ruolo dei CONSULTORI FAMILIARI.
La Lombardia in realtà ha fatto l’esatto contrario facendo
crollare il tasso di consultori, ogni 20.000 abitanti, allo 0,5 (Italia 0,7;
Piemonte 0,8; Veneto 0,6; Liguria 1,1; Emilia 1,1; Toscana 1,1… il quadro
completo sul web del Ministero Salute; lo standard fissato dal Progetto
Obiettivo Materno Infantile del 1998 è di un consultorio ogni 20.000 abitanti).
Con le sue delibere di “riordino” la Regione Lombardia
ha drasticamente ridotto il numero dei consultori: nel 1997 erano 288, oggi
sono 207: un taglio del 28%. Si pensava di contare sulla crescita dei
consultori privati, crescita che non c’è stata perché si tratta di un’attività
poco remunerativa.
A Bergamo il quadro è, se possibile, ancor più desolante:
|
1996 |
1997 |
1998 |
1999 |
2000 |
2001 |
2002 |
2003 |
2004 |
consultori |
53 |
37 |
14 |
14 |
14 |
18 |
18 |
18 |
9 |
Guardando
i dati, di fatto, bisogna constatare che la 194, a 30 anni dalla sua
approvazione, ha permesso una riduzione consistente del numero delle
interruzioni di gravidanza (43% in Italia) limitando così il numero degli
aborti clandestini almeno per quanto riguarda le donne italiane.
La 194 se rivista ed applicata nella
sua completezza potrebbe tutelare effettivamente la salute della donna
garantendo gli strumenti e i mezzi per la pratica di una sessualità consapevole.
DIFENDIAMO LA SALUTE E
L’AUTODETERMINAZIONE DELLA DONNA
Perché ciò che è successo a Napoli non
accada a nessun altra donna!
Nessun accordo elettorale sul nostro
corpo